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“La corruzione è una nemica della Repubblica.
I corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà.
E dare loro solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti.
Bisogna essere degni del popolo italiano.
Non è degno di questo popolo colui che compie atti di disonestà e deve essere colpito senza alcuna considerazione.
Guai se qualcuno, per amicizia o solidarietà di partito, dovesse sostenere questi corrotti e difenderli.
In questo caso l’amicizia di partito diventa complicità ed omertà.
Deve essere dato il bando a questi disonesti e a questi corrotti che offendono il popolo italiano.
Offendono i milioni e milioni di italiani che pur di vivere onestamente impongono gravi sacrifici a se stessi e alle loro famiglie.
Quindi la legge sia implacabile, inflessibile contro i protagonisti di questi scandali, che danno un esempio veramente degradante al popolo italiano”.
(Sandro Pertini)

 

 

In attuazione dell’art. 6 della convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, la legge 6 novembre 2012, n. 190, introducendo nell’ordinamento italiano uno spiccato orientamento nel contrasto alla corruzione, si colloca nell’ambito di una serie di riforme volte a rendere più efficiente e trasparente l’azione amministrativa.

L’impianto normativo individua l’Autorità nazionale Anticorruzione (ANAC) con la funzione fondamentale di garantire l’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e l’efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
La legge affida ad ANAC, chiamata ad operare in posizione di indipendenza di giudizio e di valutazione e in piena autonomia, i compiti di:
– indirizzare, coordinare e sovrintendere all’esercizio delle funzioni di valutazione, garantendo la trasparenza dei sistemi adottati e la visibilità degli indici di andamento gestionale delle amministrazioni pubbliche,
– garantire la trasparenza delle amministrazioni, cioè l’accessibilità dei dati inerenti al loro funzionamento,
– prevenire il grave fenomeno della corruzione, individuando nella trasparenza uno strumento per assicurare l’integrità delle pubbliche amministrazioni.

Il sistema di prevenzione si articola, a livello nazionale, con l’adozione del Piano Nazionale Anticorruzione e, a livello di ciascuna amministrazione, mediante l’adozione di Piani di Prevenzione Triennali.

Il Piano Nazionale Anticorruzione è predisposto da ANAC. Il Piano, elaborato sulla base delle direttive contenute nelle Linee di indirizzo del Comitato interministeriale, contiene degli obiettivi strategici governativi per lo sviluppo della strategia di prevenzione a livello centrale e fornisce indirizzi e supporto alle amministrazioni pubbliche per l’attuazione della prevenzione della corruzione e per la stesura del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione.

Il P.N.A. rappresenta lo strumento attraverso il quale sono individuate le strategie prioritarie per la prevenzione ed il contrasto della corruzione nella pubblica amministrazione a livello nazionale.
Il P.N.A. non si configura come un’attività compiuta, con un termine di completamento finale, bensì come un insieme di strumenti finalizzati alla prevenzione che vengono via via affinati, modificati o sostituiti in relazione al feedback ottenuto dalla loro applicazione.

Nelle amministrazioni periferiche, l’impianto anticorruzione si realizza attraverso la nomina del Responsabile della prevenzione della corruzione e l’adozione del Piano Triennale Anticorruzione.

L’articolo 1, commi VII ed VIII, della L. n. 190/2012, dispone che l’organo di governo di ciascun Ente individui, di norma tra i dirigenti amministrativi di ruolo di prima fascia in servizio, il responsabile della prevenzione della corruzione, al quale sono assegnati i compiti prioritari di proporre, per l’adozione, il piano triennale di prevenzione della corruzione, curandone la pubblicazione e verificandone l’efficace attuazione ed idoneità, proponendo modifiche quando sono accertate significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell’organizzazione o nell’attività’ dell’amministrazione.

Il Comitato Interministeriale, con D.P.C.M. 16 gennaio 2013, ha individuato i contenuti minimi del Piano, a partire da quelli predeterminati dalla legge:
a) individuazione, tra le attività di competenza dell’amministrazione, di quelle più esposte al rischio di corruzione, a partire dalle attività che la legge n. 190 già considera come tali;
b) coinvolgimento, ai fini di cui al punto precedente, dei dirigenti e di tutto il personale delle amministrazioni addetto alle aree a più elevato rischio nell’attività di analisi e valutazione, di proposta e definizione delle misure e di monitoraggio per l’implementazione del Piano;
c) monitoraggio, per ciascuna attività, del rispetto dei termini di conclusione del procedimento;
d) rilevazione, in rapporto al grado di rischio, delle misure di contrasto (procedimenti a disciplina rinforzata, controlli specifici, particolari valutazioni ex post dei risultati raggiunti, particolari misure nell’organizzazione degli uffici e nella gestione del personale addetto, particolari misure di trasparenza sulle attività svolte) già adottate, ovvero l’indicazione delle misure che il Piano prevede di adottare o direttamente adotta;
e) individuazione delle misure di carattere generale che l’amministrazione ha adottato o intende adottare per prevenire il rischio di corruzione.

Il Responsabile della prevenzione della corruzione all’interno della Asl 4  è
Dott.ssa Geronima Caffarena
Responsabile S.C. Affari Generali e Legali
Via G.B. Ghio, 9 – 16043 – Chiavari
Tel. 0185 329322 – Fax 0185 304795
e-mail anticorruzione@asl4.liguria.it

 

 

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